Aumentano le comunità energetiche: oltre 450 richieste al GSE

Un punto è chiaro: le comunità energetiche rinnovabili (CER) rappresentano un passo cruciale per avvicinare i consumatori alla transizione energetica, rendendoli protagonisti di un processo strategico. Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, intervenuto ieri alla Quarta Conferenza nazionale delle CER organizzata a Roma dall’Italian Forum of Energy Communities, ha sottolineato l’importanza culturale di queste comunità per sensibilizzare le famiglie sui consumi e ha annunciato l’introduzione di meccanismi semplificati per favorirne la diffusione.

Secondo i dati forniti dal GSE, le CER stanno guadagnando terreno. Negli ultimi sette mesi, oltre 450 nuove richieste per l’autoconsumo diffuso, per una potenza di 65 MW, sono state inoltrate, e il 51% di queste è già stato approvato. Inoltre, più di 750 richieste per accedere ai fondi PNRR, destinate a Comuni con meno di 5.000 abitanti, sono state presentate, con il 46,4% già accolto.

Sebbene in Italia il percorso sia ancora lungo rispetto a Paesi come la Germania, dove il modello è già consolidato, l’interesse è in crescita. Un’indagine Ipsos ha rivelato che il 57% degli italiani sarebbe disposto a creare una CER non solo per ridurre i costi in bolletta ma anche per contribuire alla transizione energetica.

La situazione in Italia: ad oggi le comunità energetiche CER sono 168

In Italia, il numero di comunità energetiche rinnovabili (CER) e iniziative di autoconsumo collettivo è raddoppiato rispetto al 2023, raggiungendo 168 realtà attive. Piemonte, Lazio, Sicilia e Lombardia rappresentano il 48% di questi progetti, secondo l’Electricity Market Report 2024 dell’Energy & Strategy della School of Management del Politecnico di Milano. Tuttavia, l’impatto delle CER sul sistema energetico rimane contenuto, dato che la maggior parte degli impianti è di piccola taglia. La potenza media è passata da 55 kW a 60 kW, ma gli impianti con potenza superiore a 200 kW costituiscono solo il 34%, mentre il 23,5% ha potenze inferiori a 30 kW.

La sfida principale per la diffusione su larga scala è la sostenibilità economica, fortemente legata alla percentuale di energia condivisa. Superare il 70% di energia condivisa risulta determinante per garantire la convenienza del modello, sottolinea Vittorio Chiesa, direttore di Energy & Strategy. Il coinvolgimento di partecipanti diversificati è fondamentale per ottimizzare le configurazioni delle CER.

Secondo il report, il 58% delle CER è promosso da enti pubblici, che forniscono spazi per gli impianti e sostegno all’aggregazione, con l’obiettivo di ridurre costi, supportare famiglie in difficoltà economica e finanziare progetti locali. Iniziative avviate da soggetti privati rappresentano il 21%, mentre i cittadini si muovono autonomamente solo nel 9% dei casi. Nel 79% delle realtà è presente un supporto esterno, spesso da Esco o utility che investono negli impianti.

Il decreto Cacer, entrato in vigore nel gennaio 2024, incentiva l’installazione di 5 GW di capacità gestiti dal GSE, ma le norme attuali tendono a limitare le dimensioni degli impianti. Tuttavia, la crescente standardizzazione degli strumenti amministrativi, come statuti e contratti, potrebbe favorire una rapida espansione.

Un’indagine condotta su 1.000 cittadini rivela che l’80% si aspetta ritorni economici annui superiori a 100 euro, anche se il risparmio reale è più modesto, aggirandosi intorno al 3-4% della spesa elettrica annua.

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